L’operazione all’ernia del disco rappresenta una possibile soluzione a un problema fastidioso che potrebbe nel tempo rappresentare un serio disagio per il paziente.
Per questo motivo è importante trattare questo argomento e conoscerlo nel miglior modo possibile. Parlare dell’ernia del disco e di come si può risolvere grazie all’intervento chirurgico o all’uso di tecniche mininvasive saranno i principali argomenti delle righe che seguono queste parole oltre all’utilizzo di tutori specifici per il tronco che possono essere molto utili anche in contesti post-operatori.
Prima di parlare dell’intervento ernia del disco e di quali sono le possibili soluzioni a quello che comunemente viene definito mal di schiena, ma che in realtà ha causa più disparate, vediamo meglio cosa è l’ernia del disco e come si forma.
I dischi intervertebrali sono cuscinetti che separano le vertebre con funzione di ammortizzatori, e sono formati da un anello circolare (l’anello fibroso) che racchiude un nucleo gelatinoso (il nucleo polposo).
L’ernia del disco si forma quando, per varie ragioni, la pressione interna del nucleo polposo è eccessiva, l’anello fibroso si rompe e parte del nucleo fuoriesce erniandosi.
Esiste una condizione detta bulgin discale o protrusione in cui l’anello fibroso pur rimanendo integro viene spinto in fuori dal nucleo polposo manifestando una sintomatologia sovrapponibile a quella dell’ernia.
In prossimità dei dischi ci sono le radici che formano i nervi degli arti (braccia e gambe) le quali, compresse dal nucleo erniato, generano il dolore (brachialgia se all’arto superiore, sciatalgia se all’arto inferiore).
Il rischio di ernia aumenta oltre che per l’invecchiamento dei tessuti anche per condizioni che ne accelerino la degenerazione (postura non corretta, lavori o sport usuranti il disco o che comportino sovraccarichi della colonna vertebrale, traumi ecc.).
Ernia del disco lombare: cosa non fare
Il primo aspetto da curare nel momento in cui si presenta l’ernia del disco è la postura: una buona postura preclude infatti la fuoriuscita dell’ernia. Sarà dunque necessario evitare tutte quelle posture prolungate in massima flessione ed estensione per non stressare troppo i dischi; eseguire una ginnastica posturale mirata ad elasticizzare tutti i muscoli della colonna ed a rafforzare erettori della colonna ed addominali.
Spesso i lavori da impiegati o autisti che obbligano il soggetto in posizioni sedute prolungate e flesse in avanti facilitano l’espulsione dell’ernia. Quando ci si siede alla scrivania bisognerebbe assicurarsi che la sedia sia all’altezza corretta, con i piedi che dovrebbero essere in grado di appoggiare comodamente sul pavimento con le ginocchia flesse a 90 gradi.
Come curare l’ernia del disco?
Le cure per sconfiggere l’ernia del disco sono diverse e si suddividono in diverse categorie di manovra. In primo luogo la Ozonoterapia (o discolisi con ossigeno-ozono) consiste in alcune iniezioni intradiscali o paravertebrali di una miscela di ossigeno e ozono ad azione antinfiammatoria e disidratante, si riducono le dimensioni del nucleo polposo erniato.
Nel caso di discectomia con Endoscopio con l’ausilio di una sonda (endoscopio), il disco è asportato mediante un’incisione più piccola e una minore dissezione del muscolo rispetto alla microdiscectomia.
Con la Discectomia Percutanea Automatizzata (nucleoaspirazione o APD) il nucleo polposo viene frammentato e aspirato frammentazione insieme alle ernie contenute, attraverso minime incisioni cutanee che consentono di inserire cannule e strumenti sotto controllo radioscopico.
Discectomia con Laser è l’utilizzo di un raggio laser direttamente sul nucleo del disco con conseguente vaporizzazione del nucleo erniato, eseguibile sotto controllo radiologico e attraverso l’approccio percutaneo.
Discectomia con Coblazione, cioè l’ablazione fredda per trasmissione di energia ad alta frequenza (radiofrequenza) è in grado di vaporizzare parte del nucleo polposo, attraverso l’inserimento di un ago nello spazio discale sotto controllo radiologico.
Infine esistono interventi Mini-Invasivi (decompressione discale o disc debulding) con lo svuotamento del disco dall’interno (nucleo polposo) al fine di ridurre la pressione tra i dischi, favorendo il rientro di ernie sotto-legamentose e protrusioni.
La Chemonucleosi è l’iniezione tramite tecnica percutanea di un enzima proteolitico nel nucleo polposo di un disco, con dissoluzione chimica dell’ernia.
Infine la Terapia ElettroTermica Intradiscale (IDET) comporta l’inserimento nel disco intervertebrale di una spirale con elettrodo a radiofrequenza, con tecnica percutanea tramite un ago-catetere sotto guida radiologica. La spirale, riscaldata a circa 90°, distrugge i recettori del dolore sensibili al calore e rimodella il collagene discale. Non vi sono però studi adeguati per valutare l’efficacia clinica di questa procedura, anche secondo autorevoli fonti.
Riabilitazione dell’ernia del disco
I tempi di recupero possono essere più o meno lunghi a seconda della gravità dei sintomi e della situazione di partenza. Si va da qualche settimana fino a 2-3 mesi con miglioramenti via via maggiori fin dalle prime sedute di fisioterapia.